Le mappe servono per orientarsi, non solo in senso geografico: in una società in cui le trasformazioni demografiche, sociali ed economiche sono rapide e in continua evoluzione, una mappa per orientarsi nelle nuove “periferie”, nelle fragilità e nelle opportunità del territorio, e per indirizzare le scelte politiche e amministrative, è uno strumento fondamentale. E' il ragionamento alla base di un progetto all'avanguardia in Italia, coordinato dall'area Programmazione, Controlli e Statistica del Comune di Bologna. L'obiettivo è di realizzare uno sforzo innovativo di misurazione da una parte della potenziale vulnerabilità e dall'altra delle opportunità, del territorio cittadino che per svolgere questo lavoro è stato diviso in 90 microaree statistiche.
Per ognuna delle microaree è stata tracciata una sorta di carta di identità secondo una selezione di indicatori demografici, sociali ed economici ricavati da archivi di carattere amministrativo continuamente aggiornati (come per esempio l'anagrafe della popolazione e l'archivio delle dichiarazioni dei redditi) e dai censimenti del 2011. In generale l'indice alto di vulnerabilità riguarda circa il 15% del territorio, ma in modo diverso a seconda che si analizzi l'aspetto demografico, sociale o economico. L'aggiornamento continuo degli indicatori consentirà aggiornare a loro volta anche le mappe e avere dunque sotto controllo le trasformazioni in atto sul territorio cittadino, non per stilare una classifica dei luoghi “forti” o “fragili”, ma per conoscere a fondo le condizioni che determinano cambiamenti sociali, richieste, necessità di attenzioni ed esigenze. Non solo: il Comune di Bologna è pronto a collaborare con l'Istat per ampliare le variabili censuarie identificate dall'Istituto per descrivere ulteriori aspetti del disagio sociale ed economico, e partirà un confronto per valutare la convergenza e lo sviluppo di questi percorsi, visto l'interesse dell'Istat per il lavoro avviato dagli uffici di Palazzo d'Accursio. Infine, accanto agli indicatori di potenziale vulnerabilità ci sono anche quelli considerati opportunità nei diversi territori: servizi pubblici esistenti o in corso di sviluppo, soprattutto educativi e scolastici, socio-assistenziali, culturali e sportivi; progetti di riqualificazione urbana; interventi di sostegno economico, di politiche attive del lavoro e di politiche abitative rivolti alle fasce più deboli della popolazione; interventi di carattere sociale ed economico posti in campo da soggetti privati, enti e associazioni del terzo settore; patti di collaborazione con i cittadini.
L'esito del lavoro svolto finora consegna la fotografia di una città nella quale la periferia non è più un concetto univoco ma cambia nel tempo e può essere legato sia alla dimensione geografica sia a fattori socio-economici: non sempre questi coincidono, tanto che non è più la distanza fisica dal centro della città a determinare la periferia, anzi, accade anche il contrario. Questo già di per sé conferma che l'attenzione alle periferie, uno degli ambiti fondamentali sui quali si articola il lavoro del mandato amministrativo 2016-2021, è il terreno più delicato nel quale le risposte dell'amministrazione alle esigenze economiche e sociali dei cittadini devono centrare l'obiettivo.
La vulnerabilità demografica
Sono tre gli indicatori utilizzati dagli statistici di Palazzo d'Accursio per individuare situazioni di potenziale vulnerabilità demografica: la variazione percentuale della popolazione residente tra il 2011 e il 2015; il saldo naturale medio annuo nello stesso quinquennio; la percentuale della popolazione residente over 80 al 31 dicembre 2015. Incrociando i tre elementi, si ottiene una mappa le aree con un indicatore di potenziale vulnerabilità demografica alto si trovano a est (quartiere Savena, tra il Fossolo e la zona Arno) e a ovest (Barca, Villaggio Ina, Rigosa), ma anche la zona di XXI Aprile è interessata da questi fenomeni demografici considerati indice di fragilità. Al contrario, soprattutto a nord ma anche nella parte a sud della via Emilia, il territorio è giovane e l'indice di fragilità è generalmente basso.
La vulnerabilità sociale
Le variabili utilizzate per individuare situazioni di potenziale vulnerabilità sociale sono otto: la percentuale della popolazione over 65 che viveva sola al 31 dicembre 2015; il ricambio della popolazione italiana, straniera comunitaria e straniera extracomunitaria tra 20 e 64 anni (immigrati più emigrati nel quinquennio 2011-2015); la percentuale della popolazione residente straniera under 19 sulla popolazione totale della stessa età al 31 dicembre 2015; la percentuale di laureati in età tra 25 e 44 anni sulla popolazione totale della stessa età al censimento 2011; la percentuale di minori in famiglie monogenitoriali sul totale dei minori al 31 dicembre 2015; la percentuale di abitazioni non occupate da residenti al censimento 2011. Il risultato consegna una fotografia della città in cui le fragilità sociali si trovano più nel centro storico che nella periferia geografica. In particolare, emerge un indicatore alto di potenziale vulnerabilità sociale per esempio nelle zone Irnerio e Galvani e in Bolognina. Le macchie di fragilità riguardano poi Arcoveggio, via Ferrarese, Agucchi, Scandellara e una piccola area corrispondente al Pontevecchio.
La vulnerabilità economica
Le variabili qui sono tre: la percentuale di abitazioni occupate in affitto al censimento 2011; la percentuale dei contribuenti con un reddito 2014 inferiore a 11.746 euro (pari al 60% della mediana); percentuale delle famiglie con un reddito medio pro capite equivalente 2014 inferiore a 12.338 euro (pari al 60% della mediana). Qui ritorna la potenziale fragilità della zona Irnerio e della Bolognina, accompagnate dalla Cirenaica, dalle zone di via del Lavoro e di via Mondo. Emerge un'altra vulnerabilità nel centro storico, in particolare nella zona Malpighi.