Il quadro macroeconomico
La pandemia ha innescato un forte calo del prodotto interno lordo: l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia mostra per il 2020 una caduta del PIL in termini reali del 9,4 per cento, leggermente superiore al Nord Est (-9,1) e all'Italia (-8,9). La riduzione è stata particolarmente intensa nel secondo trimestre dell'anno, in concomitanza con il blocco delle attività produttive non essenziali; nei mesi estivi si è assistito a un forte recupero che ha ridimensionato la flessione tendenziale. La ripresa dei contagi nei mesi autunnali ha determinato un nuovo peggioramento, risultato tuttavia di minore entità grazie a misure di contenimento del virus meno restrittive rispetto a quelle disposte nei mesi primaverili.
Le autorità nazionali ed europee hanno adottato misure di sostegno in favore di famiglie, imprese e enti locali; tali interventi hanno contribuito ad attenuare l'impatto della crisi pandemica, soprattutto sul mercato del lavoro e su quello del credito.
Le imprese
Il calo del prodotto ha interessato i settori di attività economica con intensità differenti. Nell'industria ha caratterizzato tutti i comparti di specializzazione, con l'eccezione dell'alimentare e del farmaceutico; la spesa per investimenti ha registrato una decisa flessione. Nei servizi la diminuzione dei livelli di attività ha riguardato soprattutto i comparti più colpiti dalle misure restrittive, come il commercio non alimentare, il turismo e la ristorazione. Nel settore edile, interessato in misura minore dalle interruzioni delle attività, la riduzione del valore aggiunto è stata inferiore rispetto a industria e servizi.
Le condizioni economiche delle imprese sono peggiorate: nostre proiezioni indicano un calo significativo dei livelli di redditività. Nonostante il rinvio dei piani di investimento, la richiesta di fondi è aumentata in misura marcata, da un lato per soddisfare il fabbisogno di liquidità dovuto al calo dei flussi di cassa, dall'altro per costituire riserve precauzionali in un quadro di incertezza sulle prospettive economiche. Le misure di intervento pubblico hanno consentito di fronteggiare l'emergenza e soddisfare in ampia parte la domanda di liquidità. Ne è conseguito un aumento dei livelli di indebitamento cui ha fatto riscontro una sensibile espansione dei depositi.
Crescita, innovazione e digitalizzazione
Nei venti anni che hanno preceduto lo scoppio della pandemia l'Emilia-Romagna era cresciuta a un tasso medio più elevato di quello nazionale, ma inferiore rispetto a regioni europee con caratteristiche simili. Il divario di crescita sfavorevole nel confronto europeo appare riconducibile anche a una minore intensità dell'attività innovativa, sebbene l'Emilia-Romagna si collochi fra le prime regioni in Italia per numero di brevetti. Inoltre pur essendo fra i territori più virtuosi in ambito nazionale, mostra ritardi rispetto alla media UE nell'utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle imprese e, più in generale, nel livello di competenze digitali dei cittadini.
Il mercato del lavoro e le famiglie
Il calo del prodotto si è riflesso sulle ore lavorate; la riduzione dell'occupazione è stata contenuta dai provvedimenti del Governo (blocco dei licenziamenti, integrazione salariale e sostegno alle imprese). Gli occupati sono diminuiti del 2,1 per cento, un valore in linea con il dato nazionale; la riduzione ha riguardato soprattutto gli autonomi e i dipendenti a tempo determinato.
Le misure pubbliche di sostegno hanno anche contribuito ad attenuare l'impatto negativo sui redditi delle famiglie. I consumi sono invece diminuiti in misura maggiore, riflettendo sia le limitazioni dirette a contrastare la pandemia sia l'accumulo di riserve di liquidità per fronteggiare l'elevata incertezza; la propensione al risparmio è sensibilmente aumentata. La riduzione del reddito da lavoro si è accompagnata a un aumento della disuguaglianza della sua distribuzione.
L'indebitamento delle famiglie ha rallentato, riflettendo la minore crescita del credito al consumo. I mutui sono aumentati a un tasso lievemente superiore a quello dell'anno precedente per effetto dei minori rimborsi legati alle moratorie; le nuove erogazioni sono diminuite.
Il mercato del credito
I finanziamenti al settore privato non finanziario hanno accelerato, trainati dal settore produttivo. In un contesto di politica monetaria accomodante, all'aumento della domanda di credito delle imprese ha fatto riscontro un allentamento delle condizioni di offerta, sostenuto dai meccanismi di garanzie pubbliche. Il tasso di deterioramento dei prestiti non ha ancora risentito dell'evoluzione negativa del quadro congiunturale; tuttavia primi segnali di peggioramento della qualità del credito sono emersi dalla classificazione per stadio di rischio dei finanziamenti in bonis. In prospettiva l'evoluzione della rischiosità dei finanziamenti appare legata alla gradualità dell'uscita dalle misure governative di sostegno.
Nell'ultimo decennio si è intensificato il processo di digitalizzazione delle relazioni tra intermediari e clientela. Pur avendo registrato progressi, la regione appare in ritardo nel confronto con l'Unione europea, come il resto del Paese, anche a motivo della più bassa diffusione di competenze digitali fra la popolazione.
La finanza pubblica decentrata
La spesa degli enti territoriali è aumentata. Quella di parte corrente ha accelerato per effetto dei maggiori esborsi sostenuti dalla Regione per adeguare le dotazioni di beni e di personale delle strutture sanitarie ai maggiori fabbisogni generati dall'emergenza pandemica. La spesa in conto capitale ha invece rallentato, riflettendo i minori investimenti in opere pubbliche da parte dei Comuni, dopo la forte crescita del biennio precedente.
Anche le entrate delle amministrazioni territoriali sono aumentate. L'incremento è ascrivibile prevalentemente ai maggiori trasferimenti statali, effettuati per fronteggiare l'impatto della pandemia sul bilancio degli enti. In particolare, per i Comuni si sono ridotti gli introiti maggiormente legati alle attività turistiche, ricreative, scolastiche e alla mobilità urbana (tra cui i ricavi del trasporto pubblico locale).
Le prospettive
Per il primo trimestre dell'anno in corso l'andamento di ITER per le regioni del Nord Est suggerisce una forte attenuazione del calo tendenziale del prodotto, in linea con le altre aree del Paese. Il miglioramento della situazione sanitaria e del quadro economico internazionale hanno rafforzato le aspettative di ripresa per la seconda metà dell'anno di famiglie e imprese. Le prospettive appaiono comunque condizionate dal successo della campagna vaccinale nel contenere la pandemia, dal mantenimento delle politiche espansive e dall'avvio del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).