Al rallentatore il percoso verso la sostenibilità nei centri urbani del Paese. A trent’anni dalla prima edizione, era il 1994, il rapporto di Legambiente e Ambiente Italia con la collaborazione de il Sole 24 Ore, mostra un’Italia che non decolla.
Ecosistema urbano, il Rapporto di Legambiente e Ambiente Italia, con la collaborazione de Il Sole 24 Ore, sulle performance ambientali dei nostri centri urbani, compie trent’anni. Analizzando il considerevole patrimonio di informazioni e dati pazientemente raccolti in questi anni, emergere la fotografia di un Paese che combatte in modo altalenante e incerto le stesse drammatiche emergenze. E il cambiamento auspicabile e reso sempre più urgente dall’emergenza climatica, non decolla.
Indubbiamente in questi trent’anni sono cresciuti la consapevolezza e il monitoraggio dei problemi che affliggono le nostre città. È così, ad esempio, per l’inquinamento dell’aria in generale e per le polveri sottili in particolare. Nonostante ciò l’emergenza smog scatta puntuale ad ogni inverno. Esattamente come succede da anni per l’emergenza idrogeologica nel Paese.
Ci sono lenti ma progressivi passi avanti, dalla riduzione dello spreco idrico al miglioramento nel trattamento dei reflui, all’aumento della raccolta differenziata o la diffusione della ciclabilità. Tuttavia, cresce la produzione complessiva di rifiuti, l’efficienza del trasporto pubblico rimane lontana dalle medie europee, il tasso di motorizzazione nei nostri centri urbani continua ad aumentare, l’incremento del verde urbano e di spazi vitali dedicati ai pedoni lascia a desiderare. Insomma, eccellenze a parte, in questi trent’anni la qualità ambientale dei centri urbani italiani è migliorata al rallentatore, in modo spesso contadditorio e inadeguato per rispondere alle esigenze di una società che sta cambiando molto rapidamente.
Si fa fatica a rintracciare tra i programmi politici, tra i singoli interventi sul territorio, tra le parole dei sindaci, un filo conduttore che offra il disegno nitido di quello che potrà diventare la città nel prossimo futuro. Era così nel 1994, quando abbiamo iniziato ad osservare le città con Ecosistema Urbano, lo è ancora di più oggi. Quello che manca è una governance non più frammentata, che percepisca finalmente le città come un ecosistema e non una semplice somma di emergenze, temi e domini diversi.
Eppure le città saranno sempre più al centro delle sfide globali, sono i luoghi dove tra pochi decenni vivrà la maggioranza della popolazione ed è in questi territori che si amplificano le crisi ambientali, sociali ed economiche. I prossimi anni saranno decisivi per accompagnare la riconversione ecologica in settori strategici per la decarbonizzazione dell’economia italiana, come quelli più energivori dell’industria manifatturiera, la filiera dell’automotive, l’edilizia, l’agricoltura, i trasporti. E il cambiamento, per molte ragioni, non potrà non passare dalle città che vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione.
Una rivoluzione possibile e necessaria per cui ci battiamo in ogni sede possibile propononendo soluzioni, creando reti di confronto tra istituzioni e cittadini.
Per i 30 anni del nostro rapporto Ecosistema urbano, abbiamo raccontato le esperienze più virtuose nei capoluoghi di provincia che hanno saputo innescare il cambiamento urbano in senso sostenibile con esempi di transizione ecologica ante litteram, alcuni dei quali vengono descritti in prima persona dagli amministratori protagonisti di queste rivoluzioni locali.
Bologna si colloca al 23° posto nella graduatoria finale delle 105 città .
Disponibile anche la consultazione interattiva al link del Sole24ore