Le tendenze generali
Pensionati, occupati, popolazione
Dal 2012, anno della c.d. riforma Fornero (Legge 22 dicembre 2011, n. 214) che ha disposto l’allungamento dell’età pensionabile, il numero dei pensionati e dei trattamenti pensionistici ha subito un brusco calo, che tende a rallentare negli anni successivi.
Nella Città metropolitana di Bologna, nel 2019, il rapporto tra numero di pensionati e occupati maggiori di 15 anni è di 595 su 1.000, mentre erano 699 nel 2012, e sono 686 a livello nazionale. In rapporto invece alla popolazione residente, nel 2019 si calcolano in media 279 pensionati per 1.000 abitanti, oltre dieci unità in più rispetto ai 268 pensionati registrati a livello nazionale. In sintesi, nella Città metropolitana di Bologna, nel 2019, i pensionati sono quasi il 60% della popolazione in età lavorativa, ed il 28% del totale della popolazione.
I pensionati per genere ed età
Nella Città metropolitana, nel 2019, i pensionati sono 283.642, per il 54, 2 % (quasi 154mila pensionate) donne. I pensionati hanno per l’ 82 % del totale più di 65 anni (oltre 231mila persone). Di questi, più di 185mila persone, hanno più di 70 anni, rispettivamente il 35% ha un’età compresa tra 70 e 79 anni, e il 30% ha più di 80 anni. Le donne sono maggioritarie in tutte le classi di età superiori ai 50 anni, mentre gli uomini lo sono in quelle - meno consistenti - di età inferiore.
I pensionati per tipologia di pensione e genere
il 62%, dei pensionati percepiscono una pensione di anzianità o vecchiaia , pari ad oltre 231mila persone, di cui oltre il 52% donne. Negli ultimi due anni, in controtendenza rispetto all’andamento generale, il numero degli uomini ha ripreso a crescere, probabilmente anche grazie a facilitazioni normative come la c.d. “quota 100”, mentre le donne hanno continuato a calare di numero in modo più o meno costante. Le pensioni ai superstiti riguardano oltre 75mila persone di cui l’ 81,9% donne , mentre i diversi trattamenti per l’invalidità interessano quasi 50mila persone, e seguono, con quote residuali, le pensioni sociali – i beneficiari delle quali sono per il 66,7% donne - e quelle di guerra.
I pensionati per importo percepito e per genere
Il 43% dei pensionati (circa 122mila persone) percepisce fra i 1.000 e i 2.000 euro. Il 22%, (oltre 63mila persone) percepisce meno di 1.000 euro, quota che sale al 28% nel caso delle donne, contro il 16% degli uomini, pari a circa 20mila persone.
Le pensioni per genere, età e importo
Il numero delle pensioni – 412.376 – differisce in modo macroscopico da quello dei pensionati - 283.642 -, in quanto ogni individuo può beneficiare di più trattamenti. Nella Città metropolitana ogni pensionato percepisce in media 1,5 trattamenti pensionistici. Sono più numerose le fasce di età femminili superiori ai 60 anni, fatto attribuibile anche alla maggiore probabilità che siano donne i pensionati che percepiscono, a quell’età, più di una pensione. Quasi il 60% delle pensioni percepite da donne sono inferiori a 1.000 euro, contro il 39% di quelle percepite dai uomini. Per contro, le pensioni che superano i 2.500 euro sono il 18% per gli uomini e solo il 5% per le donne. Complessivamente, più del 50% delle pensioni erogate è al di sotto dei 1.000 euro.
La spesa pensionistica
La spesa pensionistica è data dall’importo lordo complessivo annuo delle prestazioni erogate. Gli ultimi anni hanno visto una divaricazione fra l’andamento del numero delle pensioni , che cala, e quello della spesa, che cresce. Nella Città metropolitana la spesa pensionistica è pari a 6.200 euro per residente, mentre in Italia è di 5.030 euro.
La spesa pensionistica per tipologia di pensione, ex profilo professionale, settore di provenienza
Nella Città metropolitana, quasi l’80% della spesa è destinata alle pensioni di anzianità e vecchiaia. A sua volta, il 76% della spesa per pensioni di anzianità e vecchiaia è destinato ai lavoratori dipendenti, il 22% ai lavoratori autonomi e il restante 2% ai liberi professionisti. Il 75% della spesa per le pensioni invece di anzianità e vecchiaia, di invalidità ed ai superstiti, è destinato a ex lavoratori del settore privato.
Le pensioni per regime di liquidazione
Le pensioni per regime di liquidazione considerano i criteri di calcolo della pensione introdotti dalla legge 8 agosto 1995, n.335, detta riforma Dini, in seguito ripresi dalla c.d. riforma Fornero (D.L. 6 dicembre 2011, n.201 convertito in Legge 22 dicembre 2011, n. 214). Considerando le pensioni di anzianità e vecchiaia e indennitarie, e escludendo le pensioni gestite dalle casse di previdenza dei dipendenti pubblici, nella Città metropolitana il sistema retributivo interessa ancora, nel 2019, ben l’80 % delle pensioni. I sistemi “misti”, retributivo + riforma Dini, e retributivo + riforma Fornero, coprono rispettivamente il 6% ed il 7,1% delle pensioni. Il sistema contributivo puro riguarda ancora una minoranza delle pensioni, ma copre una quota superiore tanto ad entrambi i sistemi “misti”, quanto al dato nazionale, con il 7,4% delle pensioni erogate a fronte del 4%.
Profilo del pensionato tipo nella metropoli bolognese
Il pensionato-tipo è una donna, che ha più di 70 anni, è stata una lavoratrice dipendente nel settore privato, e percepisce una pensione di anzianità o vecchiaia tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili.